[Verona e Provincia]
La popolazione della provincia di Verona (superficie 3097 Kmq) è di 797.229 abitanti, di cui 256.756 residenti nella città-capoluogo e il rimanente nei 98 comuni (al 31.12.1993).
La provincia si colloca tra Brescia e Mantova, lombarde, Trento e le venete Vicenza, Padova e Rovigo.
L’immagine della città è indissolubilmente legata all’Arena, anfiteatro romano, con la sua suggestiva stagione lirica e alla tradizione di Romeo e Giulietta, i due sfortunati amanti della tragedia shakespeariana, che costituiscono i due elementi di attrazione conosciuti a livello mondiale.

La città è situata in una posizione privilegiata e geograficamente strategica, crocevia delle autostrade A4 (Serenissima) e A22 (del Brennero), nodo ferroviario di primaria importanza all’incrocio tra le linee Milano-Venezia e Brennero-Bologna e scalo aeroportuale Valerio Catullo è in continua crescita, garantendo in tal modo una facile accessibilità da diverse zone e con diversi mezzi di trasporto.

Non è da sottovalutare anche il fatto che Verona fa parte di una regione a spiccata vocazione turistica, che totalizza annualmente oltre 10 milioni di arrivi e oltre 53 milioni di presenze, grazie alla sua offerta turistica completa che comprende mare, monti, laghi, terme, città d’arte. In particolare esercitano un’influenza positiva la vicinanza alla città di Venezia, visitata annualmente da quasi 1.500.000 persone, con oltre 3.000.000 di presenze e del bacino del Lago di Garda, che totalizza annualmente quasi 700.000 arrivi e oltre 3.000.000 di presenze.


[Hanno detto]
Verona è stata definita:
    simpatica (Charles Dickens)
    materna (Renato Simoni)
    con una grand’aria che incute rispetto (Paul Valéry)
    capitale dell’arte (Guy Mollat du Jourdin)
    città da amare (Giovanni Cotta)
    non esiste mondo fuor dalle mura di Verona (Shakespeare).

[Come raggiungere Verona]
in Aereo L'aereoporto Catullo di Verona Villafranca, collegato a molte città europee da voli di linea e charter, è situato a circa 10 Km. dalla città ed è servito da un bus navetta con terminal vicino P.zza Brà.
in Treno La stazione principale è Verona Porta Nuova, situata all'incrocio della linea Milano-Venezia con la linea Roma-Brennero e collegata ogni ora con le principali stazioni del Nord Italia.
in Auto clicca per vedere la foto... Verona è comodamente raggiungibile in auto con l'A4 Milano-Venezia e con l'A22 Brennero-Modena.

[Qualche notizia economica]
I dati più recenti indicano la popolazione attiva in oltre 326.000 persone divise nei vari settori: 184.000 nel "terziario" (commercio, turismo, credito, trasporti, altri servizi); 117.000 nell'industria e artigianato; 25.000 nell'agricoltura.
Verona è una delle province italiane dove più alto è stato nell'ultimo decennio l'aumento del reddito pro-capite: un reddito provinciale lordo (Dati Unioncamere 1992) che ha toccato i 24.635 miliardi (12.014 dai servizi privati; 2.682 dai servizi non destinabili alla vendita, 8.268 dall'industria e artigianato; 1.671 dall'agricoltura, foreste e pesca).
Gli occupati dipendenti rappresentano la percentuale maggiore rispetto agli occupati in professioni ed attività indipendenti (artigiani, commercianti, liberi professionisti).
Le imprese artigiane operano prevalentemente nei settori della metalmeccanica, della grafica dell'agroindustria, del marmo e dei mobili, due produzioni, queste ultime, tipicamente veronesi, nei quali la provincia è leader a livello nazionale.
Le esportazioni 1993 - per la maggior parte nell'area CEE - sono state di 6.421 miliardi di lire, dirette, in ordine di priorità, verso: Germania, Francia, Gran Bretagna, Paesi Bassi, Austria, USA, Spagna, Svizzera, ecc. (prodotti meccanici, agroalimentari, materiali da costruzione, marmi, mobili, editoria, prodotti elettrici).
Le importazioni 1993 sono state di 9.078 miliardi di lire. I Paesi da cui la provincia di Verona importa sono principalmente: Germania, Francia, Gran Bretagna, Belgio, Olanda, Spagna, Austria, Svizzera e Giappone (mezzi di trasporto, prodotti chimici, meccanici, macchine agricole, per ufficio e materiale elettrico, legno, carta, gomma, agricoltura e foreste, prodotti alimentari - bevande, tabacco, birra, carni fresche e conservate - tessili, cuoio, abbigliamento, minerali ferrosi e non, minerali e prodotti non metallici, prodotti energetici, incluso petrolio greggio. (Dati ISTAT/Unioncamere del Veneto).
Verona è centro primario di traffici fra il nord e il sud come fra l'est e l'ovest dell'Europa: autostrada del Brennero e Serenissima; collegamenti con i sistemi portuali dell'Adriatico e del Tirreno; vitale nodo ferroviario tra l'Europa e l'ltalia; dotata del "Quadrante Europa", l'interporto internazionale (intermodale: rotaia/gomma/aereo) specializzato nei servizi di trasporto, per gli operatori del settore, con i criteri logistici più avanzati, di un aeroporto internazionale (traffico che supera 1.000.000 di passeggeri con circa 5.000 t. di merci all'anno). E centro doganale tra i più importanti dell'Alta Italia.
La Fiera Internazionale di Verona è famosa nel mondo con una quindicina di manifestazioni ufficiali all'anno (e circa altrettante private), 800.000 operatori 108 nazioni rappresentate. Accanto alla Fiera, l'Agricenter, Centro permanente per l'agroindustria italiana (con la modernissima sala congressi da 600 posti).
Ancora, il Festival dell'Opera Lirica in Arena (oltre 600.000 spettatori, per oltre 50% stranieri) e gli spettacoli di prosa al Teatro Romano (40.000 spettatori, 20% stranieri).
Verona è "città congressuale" con centinaia di convegni e meeting aziendali all'anno.

[Un pò di storia]
  Verona vanta origini antichissime: i primi insediamenti fortificati risalgono all’epoca preistorica e precisamente al periodo neolitico, rinvenuti ai piedi del colle di San Pietro, in corrispondenza di un guado fluviale che garantiva il collegamento tra la pianura e l’area prealpina.
La città fu probabilmente fondata dagli Euganei o dai Reti; poi la dominarono Etruschi e Galli.

Verona Romana Nel I secolo a.C. Verona è già una colonia romana e nel 49 a.C. diviene Municipio romano. Centro strategico per le comunicazioni e il commercio, all’incrocio della via Claudia Augusta (da Modena alla Germania) con la via Gallica (da Torino ad Aquileia), la via Postumia (da Genova ad Aquileia) e il Vicum Veronensium (da Verona a Ostiglia), la città ebbe uno splendido sviluppo culturale ed artistico: conserva ancora l’impianto urbanistico romano all’interno dell’ansa dell’Adige e copiose testimonianze dell’epoca. Tra tutte spicca l’Arena, il terzo anfiteatro al mondo per dimensioni (dopo il Colosseo di Roma e l’anfiteatro di Capua), ma uno dei meglio conservati, con la caratteristica Ala, unico resto della seconda cinta muraria esterna crollata con il terremoto del 1117, con il suo stile serio e preciso; la sua bellezza sta nella perfetta solidità (Heinrich Heine), costruito nel I secolo d.C. e segno evidente dell’importanza di Verona: poteva accogliere oltre 20.000 spettatori. Non meno pregevoli il Teatro Romano sulle pendici della collina di Castel San Pietro, che risale al periodo imperiale e i cui resti furono scoperti nell’Ottocento, sepolti sotto costruzioni civili e religiose erette successivamente; le porte Borsari e dei Leoni (sempre del I secolo d.C.) monumentali porte d’accesso rispettivamente sul decumano e sul cardo massimo della città romana; l’Arco dei Gavi, fatto innalzare per onorare alcuni membri della famiglia patrizia dei Gavi, opera dell’architetto L. Vitruvio Cerdone e il Ponte Pietra (del I secolo. a. C.) ricostruito nel Medioevo e dopo il secondo conflitto mondiale, con un fedele rifacimento nel disegno e nel materiale recuperato.

Nel corso del IV secolo il Cristianesimo si diffuse a Verona grazie all’opera del vescovo Zeno, divenuto santo e patrono della città, al quale è dedicata una splendida basilica in stile romanico. Alla Chiesa spetta il merito di aver diffuso e tramandato la cultura nell’Alto Medioevo: dallo scrittoio veronese della Schola Sacerdotum ha origine la Biblioteca Capitolare (secolo. V).

Con la dissoluzione dell’Impero Romano d’Occidente, Verona fu scelta come sede dal re degli Ostrogoti Teodorico (489) e più tardi, dopo una breve dominazione bizantina, dal re dei Longobardi Alboino (568-572).

Testimonianze di quest’epoca si rinvengono nelle chiesette delle Sante Teuteria e Tosca (presso la basilica dei SS. Apostoli), nelle cripte di Santa Maria in Organo, San Procolo e San Giovanni in Valle, e comprendono anche i mosaici pavimentali del Duomo, visibili nel chiostro e tracce di affreschi nel sacello dei Santi Nazaro e Celso.

Nell’888 Berengario I, re d’Italia, s’accasò in riva all’Adige, regnandovi fino al 924, poi la città passò alla marca di Baviera, sotto Ottone I.

Verona Comunale Le trasformazioni sociali dell’XI e XII secolo preparano il passaggio dal regime feudale alla fondazione del libero Comune (1136) che, promotore della Lega Veronese, sconfisse l’Imperatore Federico Barbarossa nel 1164.

Il volto della città si arricchisce in questo periodo di nuove costruzioni civili e religiose: il cuore della città è Piazza Erbe, l’antico foro romano, tuttora sede di un vivace e suggestivo mercato, dove si eleva la Domus Mercatorum, antica sede delle associazioni dei mercanti; la Torre dei Lamberti che domina il Palazzo del Comune, risalente al 1193, ma alterato da moderni restauri, con il pittoresco cortile interno originale, ornato dalla gotica Scala della Ragione; le chiese di Santo Stefano e di San Giovanni in Valle, entrambe di fondazione più antica; la basilica di S. Zeno, con l’annesso chiostro appartenente all’abbazia benedettina, è uno splendido esempio di architettura romanica (XI e XII secolo.), famosa per le formelle bronzee che decorano il portale rappresentanti scene dell’antico e del nuovo Testamento, capolavoro della scultura medievale, e per il Trittico di Andrea Mantegna; il Duomo (secolo. XII) con facciata romanica e gotica che ospita una pala del Tiziano, l’Assunta; la chiesa di San Lorenzo, di influenza francese con matronei.

Verona Scaligera Dopo un periodo di lotte intestine per il dominio della città, nel 1226 Ezzelino da Romano divenne podestà e signore assoluto. Alla sua morte il controllo politico passò nelle mani delle corporazioni che elessero come rappresentante Mastino della Scala (1259). Verona divenne la capitale di una delle più prestigiose Signorie, al centro di uno stato che si estendeva su gran parte del Veneto, dell’Emilia e della Toscana: gli Scaligeri, che diedero alla città floridezza economica e prestigio culturale e trasformarono la loro reggia in un luogo d’incontro per artisti e letterati, uomini della politica e della finanza. Lo stesso Dante Alighieri, esule da Firenze, godette in Verona dell’ospitalità di Cangrande della Scala, come ricorda nel Paradiso, canto XVIII:

    Lo primo tuo rifugio e il primo ostello
    sarà la cortesia del gran Lombardo
    che in su la scala porta il santo uccello.

A quest’epoca risalgono i Palazzi Scaligeri, sontuose dimore di Cangrande e Cansignorio, affacciati sulla severa Piazza dei Signori, le Case Mazzanti, con affreschi cinquecenteschi di Alberto Cavalli; la Domus Nova (Casa dei Giudici), le Arche Scaligere, monumenti funebri dei signori scaligeri tra cui spiccano quelle di Cangrande I, Mastino II e Cansignorio, cui lavorarono i più grandi scultori del XIV secolo Bonino da Campione e Giovanni di Rigino; Castelvecchio, monumentale costruzione turrita e merlata edificata rapidamente, quando la signoria era già in declino, con l’ardito ponte sull’Adige, che apriva una via di fuga verso la Germania: oggi il castello ospita il Museo d’arte antica e moderna; la chiesa di San Fermo, costruita dai Benedettini si compone di due edifici sovrapposti, quello inferiore in stile romanico, quello superiore in stile gotico con preziosi affreschi e dipinti tra i quali l’Annunciazione del Pisanello; la chiesa Santa Anastasia, opera dei Domenicani con facciata incompleta, in stile gotico, contiene il celebre affresco di Pisanello raffigurante San Giorgio che libera la Principessa dal drago.

Testimonianze di questo periodo sono anche le cosiddette Casa di Giulietta, con il famoso balcone, in via Cappello e Casa di Romeo presso le Arche, luoghi immortalati dalla vicenda dei due infelici amanti shakespeariani. Si tratta certamente di riferimenti leggendari, come leggendaria è la collocazione della Tomba di Giulietta nel Monastero di San Francesco: il sarcofago di Giulietta, [...] è triste come fu triste il suo amore (George Byron), anche se i visitatori del passato ammettono che un poeta visita sempre volentieri simili luoghi [...] anche se sarà il primo a sorridere della credulità del suo cuore (Heinrich Heine).

Verona Veneziana Caduta la Signoria (1387) Verona fu dominata dai Visconti di Milano (fino al 1402) e dai Da Carrara, signori di Padova, fino al 1405, quando si consegnò spontaneamente alla Repubblica di Venezia, che conservò il dominio della città per circa quattro secoli. Anche in questo periodo Verona divenne un vivace centro artistico e culturale: risalgono a quest’epoca la Loggia del Consiglio, detta di Fra Giocondo, gioiello del Rinascimento veronese, i monumentali Palazzi Pompei, Bevilacqua, Canossa di Michele Sanmicheli e della clicca per vedere la foto...Gran Guardia di Domenico Curtoni, un tempo adibito a rassegne militari, il fastoso clicca per vedere la foto...Palazzo Maffei in stile barocco, Palazzo Giusti (secolo. XVII e XVIII) con lo splendido giardino all’italiana del 500, la chiesa di Santa Maria in Organo, con le preziose tarsie in legno intagliato di Fra Giovanni da Verona, San Giorgio in Braida, (secolo. XVI). Venne rinnovata la struttura difensiva della città con la progettazione di nuove fortificazioni da parte di Michele Sanmicheli, con le possenti porte Palio, Nuova, Vescovo, San Giorgio e San Zeno.
Verona Austriaca Dopo il lungo periodo di pace la vita di Verona fu sconvolta dall’ingresso delle truppe napoleoniche (1796) che l’occuparono e, dopo alterne vicende entrò a far parte del Regno Lombardo Veneto sotto il dominio austriaco. Ebbe un importante ruolo amministrativo e militare, trasformata in piazzaforte con Mantova, Peschiera e Legnago costituì il Quadrilatero, perno del sistema difensivo del Lombardo Veneto. Verona e la sua provincia entrarono a far parte del Regno d’Italia nel 1866.

Di epoca austriaca i fortilizi sulle colline che circondano la città di S. Mattia, S. Leonardo, trasformato successivamente in un santuario dedicato alla Madonna di Lourdes, Santa Sofia e il Palazzo del Comune, sede del Municipio, in stile neoclassico.

[I monumenti]
a Verona, ovunque s’aggiri l’occhio, sempre ci si rappresentano oggetti di compiacenza: magnifiche facciate di chiese, stupendi prospetti di palazzi, strade maestose e ben ornate, piazze spaziose e allegre, ponti marmorei e di grande estensione sull’Adige fremente, prospettive di terre e di acque e di monti che incantano [...] (Alfred de Musset).
Ponte Pietra clicca per vedere la foto... È il più antico dei ponti sull’Adige: la sua origine, infatti, risale probabilmente al I sec. d. C.. Racchiude in sé tutta la storia di Verona: le due arcate adiacenti al Colle conservano infatti la struttura romana in pietra, mentre delle altre tre in mattoni le due centrali risalgono al 500 e la prima a sinistra, con la torre, fu ricostruita dagli Scaligeri nel 1298. In epoca romana il ponte Pietra dava accesso, tra l’altro, al Teatro e al tempio ospitati sul Colle.
Il ponte, fatto saltare nell'aprile del 1945, e' stato ricostruito dal febbraio del 1957 al marzo del 1959, impiegando in primo luogo il materiale originale, recuperato dal letto del fiume e classificato con paziente indagine. E` stato in seguito ricostruito con attenzione certosina ricollocando tutti i pezzi recuperati nell'originale posizione riutilizzando tecniche costruttive usate dagli antichi come il fissaggio dei blocchi di pietra con piombo fuso.
Gia' nei secoli precedenti il ponte aveva subito gravi danni a cui erano seguiti larghi restauri, per cui nel 1945 conservava soltanto due arcate romane, le prime da sinistra, mentre le altre erano del XVI secolo, quelle in mattoni, e di eta' scaligera, la prima a destra. I dentelli che si allineano esternamente col piano di calpestio sono interpretati come sostegni di acquedotti medioevali. In eta' romana, il Ponte della Pietra e, piu' a valle, il distrutto Ponte Postumio, che si allineava in corrispondenza dell' abside di Sant'Anastasia, inquadravano il Teatro Romano e tutta la sistemazione monumentale della fronte del colle di San Pietro prospicente la citta'. Sul lato a valle si possono notare i resti dei sostegni delle tubature dell'acquedotto romano. Si puo` osservare all'apice di una delle arcate una statuetta dedicata al dio adige segno di un passato rapporto molto stretto tra la popolazione e il fiume che attraversa la citta`.
S.Zeno clicca per vedere la foto... È una delle più belle ed importanti chiese romaniche; con il campanile, il clicca per vedere la foto...chiostro e la torre dell’antica abbazia forma un complesso di grande suggestione. La costruzione della basilica prese il via nel X sec e continuò fino alla fine del 1300. Il portale, decorato da 48 formelle di bronzo, è uno dei capolavori della scultura medievale europea: vi sono raffigurate scene dell’Antico e del Nuovo Testamento ed episodi della vita di San Zeno. Nella cripta è custodito il corpo del Santo, patrono della città; a lui è dedicata, nella stessa chiesa, anche una statua di marmo policromo. All’altare maggiore si trova uno stupendo trittico di Andrea Mantegna raffigurante la Madonna in trono con santi e angeli (1459).

Verona non annovera testimonianze monumentali di eta' barbarica, per quanto parecchi indizi, a Santo Stefano, al Duomo, a Santa Maria Antica, a San Lorenzo e altrove lascino intravvedere che neppure in questa eta' vi fu completa vacanza delle arti. Soltanto con l'avvento del Comune ebbe vita una ripresa edilizia degna di collocarsi a fianco di quella attivita' che aveva dato forma a Verona romana. Gia' l'arcidiacono Pacifico aveva rinnovato la chiesa di San Zeno incendiata dagli infedeli prima dell'anno 806. Il 21 maggio dell'807 nella chiesa ricostruita per volonta' del re Pipino e del vescovo Potaldo, gli eremiti Benigno e Caro, espressamente chiamati dal loro eremo sul Baldo, sopra Malcesine, deposero le reliquie del Santo Vescovo, patrono di Verona. Nell'anno 900 una prima disastrosa scorreria degli Ungari devasto' la chiesa di San Zeno e quant'altro si trovava nel suburbio di Verona. Soltanto all'inizio dell'XI secolo, cessate ormai da tempo le sconvolgenti incursioni ungariche, e avviandosi il popolo a prendere coscienza della necessita' di garantirsi i suoi destini con la istituzione del Comune, comincio' a prender forma l'attuale Basilica di San Zeno alla quale si affiancava il grande monastero benedettino. La chiesa sorge in zona periferica rispetto alla citta' antica, e precisamente entro l'area della piu' grande necropoli di Verona romana, che si estendeva in margine alla Via Gallica, la strada che collegava Verona con Brescia. Il nuovo edificio, che subi' certo gravi danni per il terremoto del 1117, doveva essere quasi ultimato nel 1138. L'alto campanile (m. 72) fu iniziato nel 1045 e portato a termine nel 1178. A sinistra della facciata si erge la clicca per vedere la foto...Torre dell'Abbazia , che nel suo interno ripete ad affresco il tema della Ruota della Fortuna. Questa torre e' il solo resto del grande e potente monastero benedettino, soppresso nel 1773 e demolito, per cavarne, mattoni nel 1810.
Duomo clicca per vedere la foto... Costruito nel XII sec. sull’area dove sorgevano due altre chiese altomedievali, fu trasformato ed ampliato nel corso del XV e del XVI sec.. La facciata fonde armoniosamente caratteri romani e gotici; di singolare bellezza il portale, con il protiro romanico. clicca per vedere la foto...L’interno è gotico e custodisce, fra inestimabili tesori d’arte, anche una pala del Tiziano, l’Assunta (1535), che si può ammirare nella prima cappella a sinistra. Dietro l’abside si trova la chiesetta di clicca per vedere la foto...San Giovanni in Fonte , che conserva uno splendido fonte battesimale del Duecento scolpito in un unico blocco di marmo e finemente decorato.

Il Duomo ci si presenta oggi come un monumento composito, nel quale la primitiva struttura romanica ha subito modifiche di gusto gotico, realizzate alla meta' del secolo XV. Della costruzione romanica si conserva integralmente il perimetro con muratura in tufo, rafforzata, specie sugli spigoli, da conci di pietra veronese. La parte piu' intatta dell'impianto romanico si ha verso l'abside, dove, in fianco al campanile, e' visibile anche la muratura originale dell'antica cuba che, colla sua altezza, ha indicato il limite alla sopraelevazione compiuta nel Quattrocento. In facciata la parte sopraelevata e' resa evidente, a destra, dalla comparsa di una muratura a fasce. Con questi lavori si accompagno' l'apertura delle due grandi bifore gotiche. Piu intatta la parte centrale col grande protiro, dovuto allo scultore Nicolo', qui operante nel 1139, dopo l'intervento in San Zeno. Una maggiore monumentalita', rispetto a quello di San Zeno, si accompagna ad un piu' moderato impiego della scultura figurativa. Nella lunetta figurano l'Annuncio ai pastori e l'Adorazione dei magi. Il campanile su base romanica, avrebbe dovuto essere completato nel Cinquecento su disegno del Sanmicheli, ma l'impresa falli', secondo il Vasari, per imperizia di coloro che erano stati incaricati di realizzarla. La sua costruzione, su progetto di E. Fagiuoli, e' opera del nostro secolo. Se all'esterno il Duomo rivela ancora molto netta la sua componente romanica, all'interno invece la sua architettura parla un linquaggio integralmente gotico, a sua volta alterato, lungo il percorso delle navate minori, dalla successione delle cappelle, aperte dalla fine del Quattrocento ai primi del Cinquecento. Nella seconda a destra si segnala l'Adorazione dei Magi del Liberale, minutamente descritta dal Vasari, che la dice cosi' curata nei particolari da sembrar miniata. Questa cappella e la consecutiva sono inquadrate entro grandiose architetture dipinte dal Falconetto, presentate come prospetti di archi trionfali romani. Lungo il percorso di questa navata e' ora appesa la grande Croce stazionale gia' in Sant' Elena, opera veneziana del primo Quattrocento. Segue la Cappella del Sacramento, dov'era il grande affresco della Crocifissione, dipinto da Jacopo Bellini attorno al 1436 e in seguito distrutto. All'estremita' di questa navata, l'altare di S. Agata combina elementi gotici dell'arca con quelli rinascimentali dell' incorniciatura, scolpita nel 1508 dal lapicida Domenico da Lugo. La zona presbiteriale e' cinta da un tornacoro di ordine ionico, forse del Sanmicheli. Di Francesco Torbido, su disegni di Giulio Romano, sono gli affreschi dell'abside. Percorrendo in senso inverso l'altra navata incontriamo subito una porta che da' accesso ad una interessante zona archeologica. All'estremita' della navata incontriamo la Cappella Nichesola con l'Assunta del Tiziano, datata agli anni 1535-40. Segue il Monumento funebre di Galesio Nichesola, attribuito a Jacopo Sansovino.
Casa di Giulietta clicca per vedere la foto... E' uno dei luoghi più frequentati della città. Si tratta di una casa del XIII sec., in via Cappello n. 23, che la leggenda vuole di proprietà dei Capuleti. Nel grazioso cortile interno si scorge il famoso balcone, immortalato nel dramma di Shakespeare.
E' una costruzione in cotto ornata da una merlatura e un Arco che immette nel cortile, nella parte che guarda l'interno si trova lo stemma della famiglia raffigurante un cappello.
Arche Scaligere clicca per vedere la foto... Sul sagrato della chiesa di S. Maria Antica, del XII secolo, si ergono i monumenti funebri degli Scaligeri, tutti sormontati da figure equestri. I più importanti sono quello di Cangrande, sopra l’ingresso della chiesa, quello di Mastino II, a sinistra dell’ingresso, e quello, un po’ arretrato, di Cansignorio. L’arte gotica raggiunge nelle Arche la sua massima espressione, con un gioco di guglie, colonne e bassorilievi che lascia stupiti per l’eleganza e la perfezione.
Castelvecchio clicca per vedere la foto... Superbo esempio di architettura militare, fu fatto costruire da Cangrande II della Scala, che vi stabilì anche la sua dimora, tra il 1354 e il 1356. Il clicca per vedere la foto...ponte che scavalca l'Adige apre a Nord, verso la Germania, per ricordare che gli Scaligeri erano Ghibellini e vicari imperiali. Attualmente ospita il Civico Museo d’arte. Tra le opere che vi sono custodite: la Madonna della quaglia, del Pisanello; dipinti del Turone, di Altichiero e di Stefano da Verona; opere del Mantegna (notevole la Sacra Famiglia) e dei migliori artisti del Rinascimento veronese quali Liberale da Verona, N. Giolfino, D. Morone, G. M. Falconetto, Brusasorci, Caroto e G. dai Libri. Di grande interesse anche la Madonna della passione del Crivelli, la Sacra conversazione del Francia, alcuni dipinti di Antonio Vivarini. Una sala ospita i grandi Maestri dal Cinquecento al Settecento: Veronese, Tintoretto (Il Concerto, la Madonna che allatta e la Visita ai pastori).
Arena clicca per vedere la foto... L’Arena era utilizzata in origine per lotte fra gladiatori e bestie feroci, nel Medioevo ospitò duelli giudiziari e più tardi tornei, cacce al toro, corse, feste popolari e manifestazioni teatrali fino alla famosa stagione lirica, inaugurata nel 1913 con l’Aida di Giuseppe Verdi, che si svolge nei mesi di luglio e agosto e è considerata un avvenimento artistico di fama mondiale, grazie al suggestivo scenario, all’ampia disponibilità di posti e alle maestose scenografie.

È uno dei più importanti e meglio conservati tra gli anfiteatri romani; venne eretto fuori le mura nel I sec. d. C.. L’interno consta di un’area a forma di ellisse di m. 44,43x73,58, circondata da una cavea di 44 gradini. L’Arena presenta arcate su due ordini in pietra rosa e rivestimenti in pietra di Verona. Quattro archi su tre ordini sono quanto rimane dell’anello esterno, distrutto dal tempo e soprattutto dal terremoto del 1117; essi, noti come Ala dell’Arena, sovrastano l’interno con le alte gradinate che possono ospitare fino a 22.000 spettatori. L’anfiteatro, utilizzato un tempo per i giochi circensi, accoglie dal 1913 la Stagione lirica.
S.Anastasia clicca per vedere la foto... È la più ampia tra le chiese della città; eretta dai Domenicani tra il XIV ed il XV sec., sopra una chiesa preesistente, è ricchissima di opere d’arte, specialmente del periodo medievale. La prima, a sinistra dell’abside, è la cappella votiva della famiglia Cavalli, con un affresco di Altichiero, (1380 circa). Nella cappella Giusti è conservato uno dei più celebri affreschi del Pisanello, S. Giorgio che libera la principessa (1436-1438).
P.zza Erbe clicca per vedere la foto... La piazza si trova sul luogo in cui sorgeva l’antico foro romano, immersa in un’atmosfera medievale e rinascimentale, ospita un animato e pittoresco mercato. Da segnalare il palazzo Maffei (XVII sec.), con decorazioni barocche, sovrastato da una balaustra con statue di Ercole, Giove, Venere, Mercurio, Apollo e Minerva; la Torre del Gardello (XIV sec.); il Leone marciano, che troneggia su una colonna del XVI sec. nel mezzo della piazza; la Fontana di Madonna Verona (XIV sec.); la clicca per vedere la foto...Casa dei Mercanti (XIV sec.), con merli e porticati; Casa Mazzanti già degli Scaligeri.

Piazza delle Erbe corrisponde all'antico Foro della citta' romana, la cui pavimentazione si trova a m. 3,50 sotto il livello attuale, come si accerto' quando furono scavate le fondazioni per il pennone portabandiera. Il Foro romano era piu' largo rispetto alla piazza, infatti la trecentesca Casa Mazzanti, una delle superstiti case affrescate veronesi, mantiene lo stesso allineamento degli edifici romani su questo lato del Foro, mentre sul lato opposto gli edifici moderni sono notevolmente avanzati rispetto alla fronte di quelli antichi. Oggi il solo resto di roma- nita' tuttora visibile sulla piazza e' la statua femminile, di cui si servi' Cansignorio, nel 1368, per compor- re la bella fontana che e' al centro della piazza stessa. L'operazione artistica fu condotta, secondo l'ipotesi del Mellini, dallo scultore Giovanni di Pigino. La statua, detta popolarmente Madonna Verona, fu sovrapposta al grande catino marmoreo proveniente da un edifi- cio termale romano e restaurata nella testa e nelle braccia. Colle mani tiene un cartiglio sul quale e' inciso il motto del primo sigillo del Comune:
    Est iusti latrix urbs haec et laudis amatrix
Quindi una citta' che si vanta di essere giusta e desidera di essere lodata, evidentemente per la sua bellezza. Il sigillo fu sostituito nel 1477 da quello con la figura di San Zeno ma l'antico motto e' rimasto affidato alle mani della statua che e' simbolo di Verona e sua personificazione. Secondo una vecchia ipotesi la statua che orna la fontana sarebbe la stessa che Valerius Palladius ha fatto trasportare dal Campidoglio al Foro nel 379 d.C. come recita una delle piu' importanti iscrizioni di Verona romana. Il Campidoglio, o tempio delle divinita' capitoline: Giove, Giunone, Minerva, sorgeva su uno dei lati lunghi del Foro ed i suoi resti sono stati riconosciuti nel 1914 al di sotto deqli edifici della vicina Piazzetta Tirabosco, dove si incontra il vecchio e piu' significativo toponimo di San Marco ad carceres. E'possibile che nella fantasia popolare i resti sotterranei del Campidoglio fossero diventati delle carceri. Nonostante i lavori qui condotti dalla Soprintendenza alle Antichita' negli anni 1957-1960, tali resti non sono tutt'oggi ancora visibili al pubblico. Si tratta di tre grandi celle intercomunicanti, lunghe ciascuna m. 7,20 e larghe m. 4, aggirate su tre lati da un corridoio. L'edificio coi suoi annessi doveva estendersi in lunghezza da Via Pellicciai fino a Corso Porta Borsari.
P.zza Bra Delimitata dai clicca per vedere la foto...Portoni della Bra , imponenti arcate merlate che si innalzano sulle mura cittadine erette da Gian Galeazzo Visconti, la piazza è il clicca per vedere la foto...cuore della città. Vi si trovano i clicca per vedere la foto...Giardini pubblici , con i monumenti a Vittorio Emanuele II e alla Libertà, antichi palazzi (i più noti: palazzo Malfatti, XVI sec.; palazzo Brognoligo, XV sec.; palazzo Gianfilippi, palazzo Barbieri, sede del Municipio) e l’Arena. Il nome le deriva da una spianata, un tempo antistante la città, che i Longobardi chiamarono Brada.
P.zza dei Signori clicca per vedere la foto... Attraverso l’Arco della Costa, da Piazza delle Erbe si giunge in Piazza dei Signori. Vi si ammirano la facciata della Domus Nova, in stile veneziano del XVII sec., la rinascimentale Loggia del Consiglio, il Palazzo degli Scaligeri, Signori di Verona dal 1260 al 1387, il clicca per vedere la foto... Palazzo della Ragione , o del Comune, di origine medievale (XII sec.), rinnovato poi in stile rinascimentale, sovrastato dalla Torre dei Lamberti (83 m.), con due campane, il Rengo e la Marangona, i cui rintocchi hanno scandito per secoli il ritmo della vita della città.
Teatro Romano clicca per vedere la foto.... Il Teatro Romano, quale oggi lo vediamo, e' la risultante di una serie di lavori qui condotti, per la parte piu' cospicua, dal 1834 fino al 1914. Dal 1834 al 1844 l'area del Teatro fu campo di indagine archeologica per Andrea Monga che esclusivamente a questo scopo aveva acquistato tutta la zona. Egli vi condusse costosi ma visivamente poco apprezzabili lavori, come l'espurgo dell'intercapedine, e pote' giungere ad una buona conoscenza del monumento, che e' poi quella rielaborata e data alle stampe nel 1895 da Serafino Ricci, il quale auspicava che l'esempio del Monga muovesse l'iniziativa pubblica a continuare l'impresa. Nel 1904 gli eredi vendevano al Comune di Verona tutta l'area su cui Andrea Monga aveva esteso le sue ricerche. Potevano cosi' iniziare le demolizioni e gli scavi per riportare alla luce quanto restava dell'antico monumento. I lavori furono diretti dal prof. G. Ghirardini, docente di archeologia a Padova. Fu saggia- mente deciso di conservare l'antica chiesetta dei Santi Siro e Libera, la cui demolizione nulla avrebbe aggiunto alla conoscenza del monumento, mentre lo avrebbe privato di una preziosa testimonianza relativa alla storia del suo declino e della sua trasformazione. Il Teatro romano e' addossato al pendio del colle di San Pietro. L'orchestra ha un diametro di 100 piedi (m. 29,64). La cavea, divisa in almeno due settori: ima e summa cavea, coronata in alto da due gallerie, raggiungeva un'altezza complessiva di 27 metri, oggi indicata con buona approssimazione dalla serie dei dieci archetti in pietra veronese, le loggette, che si saldano all'antico edificio conventuale verso occidente, ivi composte nel 1912. La costruzione del Teatro e' posta nell'ultimo quarto del I sec. a.C.
Porta Borsari clicca per vedere la foto... La porta di Verona romana meglio conservata, Porta dei Borsari, ha denominazione medioevale, derivata dal nome dei gabellieri, Bursarii, che qui riscuotevano i dazi sulle merci in transito. Essa ci conserva l'intero prospetto verso la campagna. Gia' i vecchi storici veronesi riconobbero che l'iscrizione incisa sulla trabeazione, a ricordo dell'intervento di Gallieno, che fece ricostruire le mura cittadine dall'aprile al dicembre del 265, e' posteriore alla porta stessa e sicuramente scolpita al posto di una precedente iscrizione, che e' stata sacrificata. Porta dei Borsari sarebbe stata costruita immediatamente prima di Porta Leoni, negli anni del regno dell'imperatore Claudio (41-54 d.c.), come dimostrerebbe la sua dipendenza dalla distrutta Porta Aurea di Ravenna, che era esattamente datata all'anno 43 d.C. La porta si articola in altezza su tre piani, ed emerge dal suolo nella sua interezza, in quanto qui si e' ripristinato il livello romano gia' nel 1813. In basso i due fornici (Largh. m. 3,55 alt. m. 4,12), inquadrati fra semicolonne scanalate con capitello corinzio, che reggono trabeazione e timpano; poi un primo allineamento di sei finestre, dietro il quale in origine doveva svolgersi una galleria e quindi un'altra serie di sei finestre, colle quali la porta raggiunge la sua altezza complessiva di circa tredici metri. La porta e' costruita in pietra bianca veronese. Lavori stradali compiuti in questa zona nel 1860 hanno portato al rilevamento delle fondazioni dell'intero complesso della porta romana. Sappiamo cosi' che la fronte interna distava da quella conservata m.17,80. Rispetto ad un edificio di queste proporzioni e' ben poca cosa I'esile cortina di pietre che e' giunta fino a noi, ma tuttavia non la sen- tiamo come un organismo mutilo, perche' essa e' stata concepita con una sua autonomia, quale architettura scenografica, anticipatrice della monumentalita' cittadina.
Porta Leoni clicca per vedere la foto... Con questa denominazione, che risale almeno al XV secolo si indicano i resti di due porte romane, quella repubblicana e quella claudia, addossati ad una casa d'angolo tra Corticella Leoni e Via Leoni. La denominazione deriva da un fastigio sepolcrale in pietra, ora dietro il monumento a re Umberto I, sul quale due leoni stanno affiancati. La porta repubblicana, di cui si conserva soltanto la meta' del prospetto interno, si erge dietro la porta di eta' imperiale, distanziata da questa di mezzo metro. Si deve a tale accorgimento se oggi abbiamo ancora, sulla porta piu' antica, quello che possiamo considerare l'atto di nascita di Verona come citta' organizzata secondo il criterio urbanistico romano. Si tratta di un'iscrizione scolpita su quello che era il pilastro centrale, gia' parzialmente nota fin dal XVI secolo,ma ritornata alla luce e compresa in tutto il suo significato soltanto dal 1959. L'iscrizione in parola informa che Publius Valerius, Quintus Caecilius, Quintus Servilius e Publius Cornelius, come quattuorviri, per decreto decurioni, il Consiglio municipale, appaltarono i lavori per le mura, le porte e le cloache e che i primi due di essi collaudarono le opere eseguite. La porta repubblicana e' costruita prevalentemente in mattoni, riservando al tuio soltanto profili, fregi e cornici e la tabella iscritta. Dobbiamo immaginarla costituita di due aperture (alte m. 5,25 e larghe m. 3,30), sopra le quali si allineavano due ordini di sei finestre ciascuno. Lavori stradali hanno recentemente, aprile 1975, messo in luce parte della fronte della porta verso la campagna, con la base di una delle due torri a sedici lati che la rinsaldavano sui fianchi. Tutta questa parte e' in mattoni. A circa un secolo dalla loro costruzione le due porte cittadine furono rinnovate, almeno nei prospetti, esterno e interno. Tale rinnovamento non fu determinato dal loro decadimento ma dal desiderio di dare ad esse un aspetto piu' monumentale in relazione col passaggio di Verona dal rango di municipio a quello piu' onorifico di Colonia Augusta. Ai Leoni, conservandosi parte di entrambe, e' possibile misurare la diversita' fra la versione repubblicana e quella claudia. La prima in mattoni e tufo, di chiara e, nello stesso tempo, severa linearita'; la porta ad essa sovrapposta costruita in pietra bianca veronese, mostra una struttura piu complessa e variata. In basso due aperture, se ne conserva una soltanto, ciascuna incentrata fra semicolonne scanalate con capitelli compositi, che reggono trabeazione iscritta sull'architrave e frontone piuttosto schiacciato. L'iscrizione, incompleta, cita un Tiberius Flavius Noricus, figlio di Publius, quattuorviro. Se, per analogia con quanto si osserva sulla porta piu' antica, pensiamo che anche qui fossero ricordati tutti e quattro i quattuorviri, dobbiamo credere che i nomi fossero distribuiti uno su ciascuno dei quattro fornici, interni ed esterni della porta. Al di sopra del frontone, scalpellato, si allineavano sei finestre (ne restano tre), ripetendo il motivo della porta repubblicana. Radicalmente diverso e' invece il terzo ordine che presentava un alto paramento senza aperture e tuttavia mosso per la presenza di quattro colonne tortili staccate dal fondo e di un grande nicchione centrale. La fantasia di Giovanni Caroto immaginava questa parte rivestita da un allineamento di statue. La particolare animazione strutturale di questa porta l'ha fatta collocare, unicamente del resto, a Porta Borsari, tra i primi esempi del cosiddetto barocco romano.
Arco dei Gavi clicca per vedere la foto... L'Arco dei Gavi è un monumento onorario romano che, fino al 1805, si ergeva addossato alla Torre dell'Orologio di Castelvecchio , posto sulla antica via Postumia, la via principale di Verona romana. Demolito dai francesi, per ragioni di viabilità, fu ricostruito nel 1932 nella piazzetta dove ora si trova. L'Arco dei Gavi era sorto al limite di una precostituita area di ampliamento della città romana, che aveva qui il suo confine naturale per la presenza di un antico alveo di rotta dell'Adige. I Gavi, una delle più cospicue famiglie di Verona romana, per qualche pubblica benemeranza, ottennero dal Consiglio (ordo decuriorum) l'onore dell'arco su suolo pubblico. Di questa famiglia si hanno notizie anche da Aquileia e dalla Campania, nonche` dalla capitale Roma. Certamente i Gavi, contenti del solo onore, costruirono l'arco a loro spese. Ciò avvenne attorno alla metà del I secolo d.c. L'arco ci offre la particolarità preziosa e rara della firma dell'architetto, ripetuta due volte. Il suo nome è L(ucius) Vitruvius L(uci) L(ibertus) Cerdo. E'stato proposto di vedere in questo personaggio un liberto del famoso Vitruvio, il teorico dell'architettura di età augustea. L'arco, a differenza delle porte di Verona romana, è ad un solo fornice, ma con le due aperture sui lati corti si offre ad una direzionalità incrociata, come gli archi che sorgevano sui quadrivi. Lo spazio interno presenta copertura orizzontale con soffitto a cassettoni. I due lati maggiori mostrano una nicchia in ciascuno dei due piloni, onde ricaviamo che esso era ornato da quattro statue di membri della famiglia Gavia, cui l'arco rendeva onore. Di due di questi abbiamo i nomi incisi sotto le rispettive nicchie. L'arco ha un'altezza di m. 12.69, la larghezza e` di m. 10.95 e m. 6.05.
S. Fermo clicca per vedere la foto... Caratterizzata dalle absidi policrome le prime tracce di questa chiesa si hanno dal secolo VIII, nei secoli si sono susseguiti vari rifacimenti e modifiche, importanti furono quelli benedettini del secolo XI. I fianchi della chiesa sono in cotto e tufo adornati di bifore e trifore. All'interno vi e` una Crocifissione attribuita al Turone, in una Cappella una Crocifissione di Domenico Brusasorzi, il Mausoleo Brenzoni scolpito da Giovanni Rosso e decorato dal Pisanello del quale spicca il dipinto dell'Annunziata.

Nel luogo, prossimo all'Adige, dove i Santi Fermo e Rustico subirono il martirio, sorgeva anticamente un sacello. Successivamente, nell'XI sec., i Frati Benedettini diedero avvio alla costruzione di un più vasto tempio, concepito fin dagli inizi come la sovrapposizione di due distinte chiese.La data del 1065, rilevata nella chiesa inferiore medesima, è probabilmente riferibile alla nascita dell'edificio benedettino, mentre lo sviluppo e l'assetto definitivo del monumento coincisero con la presa di possesso del tempio da parte dei Frati Minori, e si verificarono soprattutto dal 1313 in poi. Sulle preesistenti strutture romaniche s'innalzarono nuove forme gotiche che si estesero a tutta la grande navata superiore, producendo poi lo splendido complesso absidale: è appunto la felice simbiosi dei due stili che, in fulgida unità coloristica, determina l'avvincente sostanza del monumento. Si notino, nel settore absidale, il raffinato gioco d'incastri pittorici, gli elaborati intrecci degli archetti decorativi, la preziosità dei temi ornamentali.
S. Giovanni in Valle clicca per vedere la foto... Risalente al secolo VIII, ricostruita dopo un terremoto nel XII secolo. La facciata e i fianchi sono in tufo, il campanile in stile romanico anche se e` stato completato solo nel XVII secolo, degno di nota l'adiacente piccolo chiostro scoperto. All'interno oltre al dipinto del Brusasorzi si possono vedere dei resti affreschi e due sarcofagi finemente scolpiti risalenti a III-V secolo.
Giardino Giusti clicca per vedere la foto... Il palazzo cinquecentesco e` all'ingresso del piu` famoso giardino, vi si accede attraverso un ampio atrio. La forma attuale e` quella voluta dal Conte Agostino Giusti che era conosciuto come collezionista, ancor oggi si possono vedere un certo numero di epigrafi conservate all'ingresso del giardino.

É un angolo di Verona incontaminato. Non molti lo conoscono, altri lo trascurano pensandolo ingiustamente fuori mano. E' un'opera d'arte dell'ultimo Rinascimento, questo giardino all'italiana costruito come monumentale scenografia al palazzo Giusti, che divenne meta di grandi viaggiatori a partire dal '600. Dal Ponte Nuovo, in dieci minuti a piedi, si entra in una rara meraviglia. Della sua bellezza parlò Goethe, ma lo stesso Mozart subì il fascino delle sue geometrie intercalate a fontane, grotte, statue e labirinti.

Agostino Giusti, di nobile famiglia toscana, esiliato a Verona lo creò nel 1570 per suscitare la meraviglia dei suoi ospiti. Un lungo viale di cipressi l'attraversa per intero e sale, contornato da aiuole geometriche decorate con piante floreali e zampilli d'acqua.

In fondo una gradinata conduce a un antro con cinque grotte, vigilato da un enorme mascherone, che rompe il clima idilliaco del luogo e invita a nuove emozioni. Un capolavoro di architettura floreale è il labirinto in bosso disegnato alla fine del '700 da Luigi Trezza, intricato percorso di vialetti, cinti da siepi, in cui ancora oggi è facile perdersi.
Un lungo viale di cipressi l'attraversa per intero e sale, contornato da aiuole geometriche decorate con piante floreali, statue e zampilli d'acqua.
Porta Nuova clicca per vedere la foto... Una delle porte della cinta muraria costruita nel periodo della dominazione austriaca
Porta Palio clicca per vedere la foto... Una delle porte della cinta muraria costruita nel periodo della dominazione austriaca
Castel S.Pietro clicca per vedere la foto... La costruzione e` relativamente di recente costruzione ma e` degna di nota la vista panoramica sulla citta`. Ci si arriva da una scalinata la cui partenza e` in corrispondenza di Ponte Pietra.
SS. Trinità Quanto rimane di una antico convento di Benedettini riformati.
S. Stefano Sussiste una tradizione per cui Santo Stefano, caposaldo dell'architettura romanica veronese, sarebbe stata la prima Cattedrale della città. Esisteva in effetti, in questo luogo, un Oratorio del VI sec., distrutto da Teodorico e poi ricostruito nel sec. VIII. L'attuale edificio è invece del XII, e l'abside risulta trasformata nel XIV. La Facciata, col paramento tradizionale di mattoni e tufo, ed elegante gioco di pilastri in pietra, è vivace elemento di colore: pròtiro pensile sul portale. L'esterno di questa chiesa è caratterizzato dal robusto tiburio ottagonale che si innalza in corrispondenza della cuba della crociera. All'interno: Cappella degli Innocenti (1619-1621), con fastosa decorazione barocca e affreschi dell'Ottino; presbiterio con deambulatorio semicircolare; cripta.
S. Lorenzo clicca per vedere la foto... È una delle più belle e importanti chiese veronesi, anche se fra le meno note. Sorge sul luogo d'una antica basilica paleocristiana, di cui frammenti decorativi nel cortile d'accesso (si entra dal Corso Cavour, passando sotto un arco con la statua del titolare). Fu costruita intorno al 1117, e poco dopo subi un notevole ampliamento. L'esterno presenta il caratteristico paramento degli edifici romanici veronesi, a fasce alternate di pietra e di mattoni. Il Pròtiro sulla fiancata d. e il Campanile (quest'ultimo ricostruito in epoca recente) appartengono entrambi alla seconda metà del sec. XV. Elemento singolarissimo di questa chiesa sono, ai lati della facciata, le due Torri scalari cilindriche, di probabile ispirazione normanna, che servivano per salire ai matronèi.
Forte clicca per vedere la foto... S. Mattia, il piu' alto dei fortini, che con le Torricelle massimilianee e le cinta dei fortilizi suburbani costituiscono un unico saldo complesso, caratteristico per i tipici poderosi muri a tufi irregolarmente squadrati.

[I Musei]
Al patrimonio architettonico e paesaggistico si deve aggiungere l’offerta d’arte proveniente da musei, mostre, gallerie, istituzioni culturali e teatrali. La storia istituzionale dei Musei Civici di Verona è ricca e articolata: già nel 1806, preoccupati delle spoliazioni del patrimonio storico e artistico cittadino operate dai funzionari del Demanio del Regno d’Italia, fu creata una pinacoteca comunale con sede nella clicca per vedere la foto...Loggia di Fra Giocondo . Con l’acquisizione da parte del Comune di Palazzo Pompei, si diede vita al primo museo civico di Verona, comprendente una pinacoteca, collezioni archeologiche, numismatiche e naturalistiche. Con il passare del tempo, grazie al continuo affluire di donazioni da parte di privati, gli spazi si rivelarono insufficienti e parte delle raccolte vennero trasferite. Attualmente i musei e i monumenti di Verona, sono quasi tutti di proprietà comunale (il museo di Castelvecchio, il Lapidario Maffeiano, Palazzo Forti, il museo di Storia Naturale, il Teatro Romano, la Tomba di Giulietta, l’Arena, la Casa di Giulietta, la Torre dei Lamberti, la Biblioteca Comunale), ad eccezione della Fondazione Miniscalchi, ente morale di diritto pubblico, del Museo Canonicale e della Biblioteca Capitolare del Capitolo dei Canonici della Cattedrale, del Museo Africano dei Padri Missionari Comboniani, del Museo delle Carrozze appartenente all’Ente Fiera, del Giardino Giusti, privato, e della Mostra Ferroviaria di proprietà delle FS S.p.A.. I principali musei veronesi sono:
Museo di Castelvecchio il Museo di Castelvecchio, adibito a sede museale nel 1925 e riordinato sotto la direzione dell’architetto Carlo Scarpa negli anni 1958-1964, è ospitato nel castello scaligero e espone in un affascinante percorso opere scultoree medievali, tavole e tele antiche fino al Settecento: tra gli altri sono presenti opere di Pisanello, Stefano di Francia, Caroto, Bellini, Paolo Veronese e Tintoretto
il Museo Lapidario Maffeiano clicca per vedere la foto... dal fondatore Scipione Maffei, risale al 1732 e conserva epigrafi etrusche, greche, romane, cristiane, medievali, orientali e are funerarie
il Museo Civico di Storia Naturale fondato nel 1926, è ubicato nel cinquecentesco Palazzo Pompei realizzato da Michele Sanmicheli.
Il Museo ha un'incredibile raccolta di 2 milioni di esemplari ripartiti in quattro sezioni: botanica, geologia e paleontologia, preistoria, zoologia.
La parte visibile è esposta in 19 sale accanto alle quali ruota un'attività organizzativa di ricerca, di conservazione, con magazzini, laboratori, falegnameria.
Offre la possibilità di conoscere il mondo della natura attraverso le manifestazioni del mondo animale, vegetale, della paleontologia e della preistoria: spiccano la collezione della flora e della fauna fossile di Bolca oltre alle raccolte di rettili, farfalle, insetti, uccelli e mammiferi e il campionario dei marmi e delle pietre veronesi.
Vale, da sola la visita alla collezione di pesci fossili di Bolca, il giacimento dei Monti Lessini dove è stata ritrovata la più grande quantità al mondo di reperti animali e vegetali di 50 milioni di anni.
il Museo Archeologico nell’ex convento quattrocentesco di San Gerolamo sovrastante il Teatro Romano, fondato nel 1923 e riallestito negli anni Settanta, raccoglie il materiale romano rinvenuto a Verona e in provincia e pezzi etruschi provenienti dall’acquisizione di collezioni private: mosaici, statue, lapidi, anfore, vasi e monili;
il Museo degli Affreschi G. B. Cavalcaselle aperto nel 1975, è collocato nel complesso conventuale di San Francesco in cui è inserita la Tomba di Giulietta e espone cicli di affreschi provenienti da edifici veronesi dal Medioevo al Cinquecento e sculture dell’Ottocento;
la Galleria d’Arte Moderna fondata nel 1937 e riaperta al pubblico nel 1982 all’interno di Palazzo Forti che risale al XII secolo, alterna mostre a carattere temporaneo con l’esposizione della collezione civica di arte contemporanea. La tradizionale mostra che si svolge in estate e autunno assume particolare importanza per la qualità delle collezioni, e può essere considerata un evento per gli appassionati. Negli ultimi anni hanno riscosso un notevole successo di pubblico le mostre:
Da Van Gogh a Schiele, l’Europa Espressionista, nel 1989, con 100.000 visitatori;
Picasso in Italia, nel 1990, con 80.000 visitatori;
Da Magritte a Magritte, nel 1991, con 110.000 visitatori;
Paul Klee - antologica, nel 1992, con 135.000 visitatori;
Vasilij Kandiskij: Monaco, Mosca, Bauhaus, Parigi, nel 1993, con 185.000 visitatori;
Henry de Toulouse Lautrec, nel 1994, con 145.000 visitatori;
Dalì, Picasso, Mirò e il Surrealismo Spagnolo, nel 1995 con 130.000 visitatori;
L’universo delle Arti a Monaco 1896/1914, nel 1996, con 48.000 visitatori
Dadaismo-Dadaismi: da Duchamp a Warhol, nel 1997, con 48.000 visitatori.
la Biblioteca Civica risalente al 1792, possiede collezioni di manoscritti, incunaboli e materiale iconografico.
Possiede il patrimonio più rilevante per antichità in Europa e copre 1.500 anni di storia culturale veronese fino dalla fondazione dello "scriptorium" della Cattedrale nel 517. Costudisce circa 1.500 manoscritti, incunaboli, codici miniati, pergamene, miniature e legature di pregio, opere musicali anteriori al 1630. Particolarmente preziosi l'"Evangelarium Purpureum" del V sec., "De civitate Dei" di Sant'Agostino, la raccolta di libri corali della Cattedrale con miniature splendide anche del Turone, pittore lombardo del XIV sec., una rara edizione quattrocentesca della Divina Commedia con xilografie acquarellate. Museo canonicale e Pinacoteca capitolare in ristrutturazione.

Biblioteca Capitolare / Museo canonicale e Pinacoteca. Piazza Duomo 13.
Solo per consultazioni e/o visite guidate su prenotazione telefonica. Ingresso libero.
la Fondazione Museo Miniscalchi Erizzo aperta nel 1990, raccoglie collezioni di arte antica in una raffinata dimora nobiliare rinascimentale perfettamente arredata.
Il palazzo è un gioiello unico nel contesto veronese. La facciata, in stile tardo-gotico, è affrescata e ha splendidi paramenti in marmo (portale e bifore). Uno scalone neoclassico porta al primo piano dove si trovano 15 sale con raccolte archeologiche, bronzi, disegni del Rinascimento, armeria, biblioteca antica, arredi del Settecento, maioliche, avori, vetri e porcellane. Al piano terreno uno spazio destinato alle esposizioni temporanee che il museo allestisce.
Via S. Mamaso 2/a
la Biblioteca Capitolare risalente al VI secolo è una fra le più antiche d’Europa, custodisce codici greci e latini, miniature, pergamene, manoscritti e libri a stampa di pregiate edizioni;
il Museo Canonicale fondato nel 1673 ospita collezioni d’arte e di archeologia;
il Museo Africano dei Padri Comboniani risalente al 1938, espone collezioni etnografiche e antropologiche;
la Mostra Ferroviaria Didattica Permanente aperta nel 1990, raccoglie modellistica, foto storiche e un treno a vapore;
il Museo delle Carrozze dell’800 fondato nel 1948, é visitabile in occasione della Fieragricola e della Fieracavalli.

[Le vicinanze]
Il lago di Garda ed il Monte Baldo Il Garda, oasi mediterranea che si prolunga nel cuore delle Alpi Giudicarie fino alle ultime propaggini del Brenta-Adamello, e' nato dalle ultime glaciazioni. Ha una superficie complessiva di 370 Kmq., un clima temperato mite e una vegetazione singolare che lo accomuna alle terre meridionale. Per questo fin dai tempi piu' antichi le sponde del lago hanno visto fiorire la civilta' dal paleolitico al neolitico (soprattutto in localita' Pai che nel toponimo evidenzia il ricordo delle palafitte), dal bronzo ai primi insediamenti gallici fino a divenire uno dei capisaldi dellla conquista romana. La lunga penisola di Sirmione, cantata da Valerio Catullo, mostra ancor oggi l'imponenza di una vasta villa romana. Altre ville sono state riscoperte insieme con tracciati viari e basi di fortificazioni su tutta la Riviera degli Olivi; cosi' si chiama infatti la sponda veronese del Garda che, insieme al pregiato olio D.O.C., produce altrettanto vino pregiato quale il Bardolino.
Una civilta' di tradizioni antiche di storia e di arte oggi arricchita da una presenza turistica internazionale che qualifica il Garda fra le stazioni piu' frequentate e ambite d'Europa. Una ricchezza di tradizioni artistiche che presenta vari gioielli d'arte europea quali la chiesa e gli affreschi di S.Andrea di Sommacampagna (X-XII sec.), il complesso architettonico di un centro come Lazise (mura scaligere, Dogana Veneta, chiesa di San Nicolo'), l'eccezionale basilica di S.Severo di Bardolino (X-XII sec.), unica in Europa per il vasto affresco con Storie della Croce e dell'Apocalisse, e nello stesso centro la Cappella palatina di S.Zeno (IX sec.), o i popolari affreschi della chiesetta di S.Zen de l'Oselet di Castelletto di Brenzone. Una cultura pittorica che unisce saldamente il Garda all'Europa. Ci sono poi i castelli e le torri: da quello famosissimo di Malcesine visitato e disegnato dal primo turista della storia moderna J. W. Goethe (struttura scaligera edificata su piu' antiche fondamenta romane), al Castello di Torri del Benaco che sorge vicino all'antica torre di Berengario (X sec.), alla rocca di Garda su cui sorgeva il piu' potente dei castelli: a guardia (questo e' il significato del nome del lago) di tutta la vasta distesa lacustre, in tempi di grandi invasioni e terribili pestilenze. Oggi poco piu in la' l'Eremo dei frati Camaldolesi offre ben altri insegnamenti di pace e di serenita'. Agli Scaligeri cui dobbiamo i castelli che abbiamo appena ricordato, nel XV sec. succedette Venezia che pure provvide ad arricchire il Garda di fortezze, quale "il forte arnese" di Peschiera, cittadella militare che sorge sul Mincio emissario del lago; e di ville che si contano a dozzine su tutta la sponda veronese e di pubblici palazzi, quale il Palazzo dei Capitani a Malcesine, la ricordata Dogana a Lazise, o la Loggia sanmicheliana di Garda. Alle spalle della Riviera degli Olivi, il Baldo, con le cime di Naole, Telegrafo, Valdritta, offre ancora gradite sorprese per il visitatore non freddoloso: una flora unica dovuta al fatto che le cime piu' alte non subirono le ultime glaciazioni, antichissimi tracciati preistorici (a S. Zeno di Montagna, ad es.), e ... modernissimi impianti invernali di risalita e discesa (funivia Malcesine - Tratto Spino, Prada - Costabella, Novezzina).
La Valpolicella E’ formata dalle valli di Negrar, Marano, Fumane e alcune minori. Dagli oltre 1.500 m. del Corno d’Aquilio alle dolci colline pedemontane, essa offre panorami sconfinati e paesaggi suggestivi sino a giungere ai fondovalle ubertosi e intensamente coltivati.
Abitata fin dalla preistoria, essa conserva stazioni Neolitiche seguite da “castellieri” e villaggi protostorici; poi la gente reto-etrusca, fino all’arrivo dei Romani, costituì il “Pagus Arusnatium”. Dal 476 d.c. vi dominarono Ostrogoti e Longobardi e, dall’800 d.c., il Sacro Romano Impero, cui seguirono i Liberi Comuni e gli Scaligeri, sotto i quali, dalla Valpolicella, eletta in contea nel 1311, furono sanciti i confini destinati a durare per quattro secoli nel dominio di S.Marco (1405-1797) e, dopo Napoleone, fino al 1866.
La Valpolicella offre un’ottima ospitalità con hotel di ogni categoria, ristoranti e trattorie tipiche, agriturismo e “osterie” dove si possono degustare i prodotti del luogo: vini, salumi, formaggi, piatti caratteristici veronesi.

Il vino Valpolicella classico, come anche il Recioto e l’Amarone, è prodotto nella zona comprendente i comuni di Negrar, Marano, Fumane, Sant’Ambrogio e S.Pietro in Cariano. E’ un vino dal colore rosso rubino, dal sapore asciutto e leggermente amabile, di corpo amarognolo e di gradazione alcolica di 11 gradi. Il Recioto ha invece un colore rosso granato, un profumo caratteristico, un sapore delicato; amabile o asciutto è un vino molto robusto (14-15°). E’ adatto ai dessert. L’Amarone, molto profumato ed asciutto, con un particolare profumo di viole e di mandorle amare, è indicatissimo con i piatti forti: arrosti di carne rossa e selvaggina.
Il Palio del Recioto (a Negrar) è la manifestazione più importante dell’anno.
La Lessinia Passeggiando sui facili sentieri del Baldo e guardando ad oriente vediamo le prime cime dei Monti Lessini: Corno d'Aquilio (trapassato nella cima da una delle piu' lunghe cavita' carsiche: la Spluga della Preta), Corno Mozzo, Monte Tomba. Sconfinate praterie che giungono oltre i 1500 m., salendo dalle case della preiferia pedemontana di Verona.
La Lessinia e' costellata di centri e localita' di grande interesse, sia nelle valli che la collegano alla pianura Atesina-padana, sia nei pianori e nei centri piu' interni. La Valpolicella, preziosa per i vini in tutto il mondo (Valpolicella, Recioto, Recioto Amarone) e per la vivace vita economica ed artistica che risale agli albori della nostra civilta'. La Valpantena nella quale sono avvenuti importanti ritrovamenti preistorici quali quelli del Riparo Tagliente, del Ponte di Veja, dell'Orsara. La Val d'Illasi ricca di splendide ville veneziane e di pregiate coltivazioni di ciliegi che arrivano fino quasi a Giazza: isola linguistica che accomuna la Lessinia alla cultura nordica. La Val d'Alpone che insieme alla Val d'Illasi offre i vitigni di uno dei piu' famosi bianchi nazionali, il Soave, che celebra nel nome antico il ricordo della Casa di Svevia, vivo ancor oggi nelle altere torri dell'imponente castello Scaligero. Alla fine della Val d'Alpone la localita' di Bolca rappresenta uno dei centri geologici piu' interessanti d'Italia: nella sua Pesciara sono avvenuti e avvengono importantissimi ritrovamenti di flora e di fauna marina di un rempo in cui queste montagne non erano altro che piccoli isolotti dispersi in un mare tropicale. Nelle praterie e nei boschi della Lessinia fin dai tempi antichi si e' sviluppata una comunita' montana che ha avuto ed ha lproprie caratteristiche ed una propria storia di lavoro e di tradizioni. Lungo le comode strade provinciali che salgono fino ai crinali della Lessinia e' possibile vedere i lunghi e bassi casoni delle malghe e dei caseifici dai singolari tetti composti di lastroni di pietra, ricavati dalle numerose cave che costituiscono non ultima ricchezza di tutto il territorio. Famosi nel mondo sono infatti il Marmo rosso di S. Ambrogio di Valpolicella e il Nembro dalla raffinata sfumatura perlacea. Ma sara' una indimenticabile sorpresa scoprire nel piu' folto dei boschi tra S. Anna d'Alfredo e Fosse la chiesetta romanica di S. Giovanni in Loffa, o nelle case della contrada Ca' del Per nei pressi di Cerna e ai Zivelonghi, singolari affreschi di arte popolare del XVII e XVIII sec., vicini ad un sepolcreto gallico formato da una trentina di tombe pressoche' intatte. Su queste praterie, d'inverno, si sciolgono gli anelli di lunghissime piste da fondo che raccordano in un unico immenso campo di neve tutta la Lessinia, per culminare nell'ampia conca degli impianti di discesa e risalita di Pian dei Parpari, Branchetto e S. Giorgio e nel modernissimo Palazzo del Ghiaccio di Bosco Chiesanuova.
Il Basso Veronese Il Basso Veronese, la vasta pianura che occupa la parte meridionale della provincia veronese. Attraversata dal fiume Adige oltre che dal Tartaro e il Menago, ricca d'acqua ,di risorgive, di canali, anticamente questa terra era ricoperta da un'immensa foresta interrotta da radure, stagni ed acquitrini. Essa era abitata già nel Neolitico; qui si sviluppò la cultura Terramaricola; fu occupata dai Veneti, dai Celti, dai Romani, subì le invasioni barbariche, il transito di popoli ed eserciti, godette di un relativo benessere sotto il dominio veneziano e fino al 1866 fece parte dell'impero Austro-Ungarico. Testimonianze si trovano nel Museo preistorico di Gazzo Veronese e nel Museo Fioroni di Legnago. Altri musei sono: Museo dell'Artigianato a Cerea in Villa Dionisi, Museo della Civiltà Contadina a Sorgà in Villa Brà. Girando per la Bassa si vedono Ville, Chiese, Castelli e Corti rurali in un ambiente, a vocazione agricola, non ancora apprezzato turisticamente.

Quest’area comprende molta parte della pianura posta a sud di Verona e della Padana superiore. La pianura veronese è attraversata dall’Adige e presenta tutta una serie di corsi d’acqua che costituiscono la fonte per l’attività agricola, fra le più evolute e sviluppate d’Italia. Presenta inoltre grossi centri importanti sia dal punto di vista storico che artigianale (mobile d’arte) e industriale.
Da non trascurare il fascino delicato e poetico del paesaggio, soprattutto in autunno: un fascino discreto e melanconico che ci porta all’amore ancestrale per la terra, al mistero dei cicli delle stagioni e alle tradizioni popolari.

[Le Fiere]
Fiera Cavalli Novembre - Fiera Internazionale dei cavalli e Salone delle attrezzature e delle attività ippiche
Fieragricola Febbraio - Fiera internazionale dell'agricoltura e della zootecnia
Vinitaly Aprile - Salone Internazionale del Vino e dei Distillati
Fiera Marmi Settembre - Mostra Internazionale di marmi, pietre e tecnologie

[Links]
Il comune di Verona
Università degli studi di Verona
Quotidiano gratuito di informazioni
L'Arena il giornale di Verona
Aereoporto Valerio Catullo
Palazzo Forti
Camera di Commercio
Ente Fiere
Ente Lirico Arena
Rete Civica di Verona
Valpolicella
Garda (paese e lago)